Hortus Conclusus

 

 

Partiture per un Eden domestico

Il progetto è stato sviluppato durante la quarantena di Marzo-Aprile-Maggio per l’emergenza sanitaria del COVID-19.

La ricerca parte dall’osservazione su un corpo danzante introiettato nello spazio domestico, confinato e definito, per un lungo periodo di tempo.

La percezione del confinamento, vissuto come prigionia e limite, apre possibilità di indagine uniche e preziose.

Ci siamo trovati, in questa circostanza eccezionale, improvvisa e di lunga durata, a dover limitare il nostro agire all’interno di uno spazio che, per quanto familiare, ha ridotto il movimento a una qualità principalmente funzionale.

La giornata è scandita da azioni ripetitive, le interazioni sono sempre con gli stessi oggetti e gli stessi luoghi, i ritmi sono monotoni e prevedibili.

Ci sentiamo prigionieri dei nostri stessi spazi domestici, che noi ci siamo creati per confortarci, rassicurarci, proteggerci e offrirci riposo. Quelli spazi che noi stessi abbiamo pensato, curato, creato a nostra misura, adesso vengono percepiti in maniera nuova, a volte sinistra, limitante e limitata.

La ricerca vuole offrire uno stimolo per riconsiderare questi luoghi, viverli in maniera creativa, inconsueta, onirica.

Questo periodo di reclusione ci offre questa opportunità, come probabilmente nessun altro momento sarà mai più in grado di fare. Forse mai più nella vita ci troveremo a dialogare così profondamente con i nostri spazi, per quello che sono, per quelli che pensavamo che fossero, per quello che potrebbero essere.

L’Hortus Conclusus (“IL giardino chiuso”) era in epoca medievale un luogo di pertinenza dei monasteri. Uno spazio che riproduceva un Eden ideale, una fuga e un rifugio dal mondo reale, nel quale si custodivano tesori naturali e architettonici, nella ricerca di un’armonia compensatoria che potesse preservare da una realtà esterna pericolosa, impura, distraente.

L’Hortus Conclusus è uno spazio protetto, fortemente simbolico. Rappresenta il “Giardino interiore” che ognuno di noi potrebbe e dovrebbe coltivare, al riparo da tutto, facendovi sbocciare i propri fiori, una volta trovati e scelti.

Credo che riconsiderare in questo periodo il nostro spazio domestico, contenitore del nostro corpo e della nostra anima, possa portarci a scoprire qualche fiore che potremo continuare a coltivare anche quando le porte del giardino si apriranno di nuovo.